I vitigni della famiglia Calabrese sorgono tra il massiccio del Pollino – il parco nazionale più grande d’Italia – e il mare, e ricoprono oggi circa quattro ettari di terreno circondati da uliveti. L’azienda viticola è posta tra i 300 e i 400 metri di altezza sopra al livello del mare e le viti affondano le proprie radici su un terroir di tipo argilloso-calcareo.
Fin da subito Giuseppe Calabrese ha scelto di adottare il regime dell’agricoltura biologica e biodinamica per la sua produzione vinicola: sia in vigna che in cantina gli interventi esterni sono ridotti al minimo, in modo da garantire con i suoi prodotti una resa estremamente originale dei sentori tipici degli uvaggi autoctoni utilizzati.
La coltivazione e la cura della vigna vengono affrontate unicamente con soluzioni naturali come, per esempio, i compost biodinamici; non vengono utilizzati in alcun modo fertilizzanti o diserbanti chimici. La raccolta delle uve viene poi effettuata a mano e in cantina tutti i processi di lavorazione seguono le lunghe tempistiche naturali del prodotto.
La fermentazione avviene senza controllo della temperatura ed è sempre spontanea, l’affinamento avviene solitamente in acciaio per periodi di tempo piuttosto estesi.
Nessuna chiarifica o filtrazione viene imposta poi al vino.
Giuseppe Calabrese utilizza unicamente uvaggi autoctoni della zona, principalmente di Magliocco, Guarnaccia, Moscato di Saracena (per la produzione dei vini passiti) e Malvasia. Annualmente, come la maggior parte dei produttori vinicoli artigianali, la cantina produce tra le 7500 e le 8000 bottiglie.
Giuseppe Calabrese - Pollino 2016
Giuseppe Calabrese - C'era suolo e c'è ancora 2020
Giuseppe Calabrese - Vadduna Longa