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5 produttori imperdibili di vini naturali: Pantelleria

FlorWine 18 Luglio, 2022

La perla nera è una pietra preziosa rarissima e quasi introvabile, dal valore inestimabile e difficilmente reperibile in natura. Oltre al gioiello, però, questa formula magica è applicata anche a un’isola.

Tanto preziosa quanto scontrosa, terra selvatica da cui farsi accettare non è poi tanto facile, Pantelleria è il punto luce del Mediterraneo. Un’isola di origine vulcanica, il cui nome significa “figlia del vento“. Non appartiene a nessun arcipelago e ciò la rende signora del mare. In un luogo dai contorni tanto magici, il vino non poteva che trovare una sua espressione personalissima e unica al mondo.
Salpiamo dunque per un viaggio via mare, alla scoperta di 5 produttori eroici che hanno trasformato i vini naturali panteschi in un preziosissimo diadema.

1. Giotto Bini – Serragghia

Gabrio Bini è fiorentino, fa l’Architetto, vive a Milano e sta per cambiare vita: quando i suoi piedi toccano per la prima volta il suolo dell’isola di Pantelleria, succede qualcosa. C’è chi lo chiama Amore a prima vista, Colpo di Fulmine, Intuizione geniale, Sesto senso, Destino… Sta di fatto che siamo alla fine degli anni ’90, e Gabrio vede nella coltivazione dei capperi un futuro di produzione non soltanto possibile, ma a portata di vita. Fa il passo che spaventa i più: molla tutto. Cambia vita. A Pantelleria coltiva capperi, e dopo un po’ si allarga alla produzione vitivinicola. Dopo qualche anno subentra Giotto Bini, suo figlio, che oggi guida l’azienda insieme al padre. Gli ettari coltivati sono poco più di cinque, e i vini naturali panteschi che ne derivano sanno emozionare il palato. Una produzione, dunque, naturale fino al midollo, che riflette il coraggio, l’amore e quel pizzico di follia che ci vogliono per lasciarsi andare al richiamo della Terra. Serragghia è l’azienda agricola che spara la freccia sull’obiettivo che gli altri non vedono. E quella freccia scocca, vola, e si intrufola nel mezzo del nostro battito cardiaco. Per sempre.

Curiosità: la freccia è anche l’etichetta delle bottiglie di Giotto e Gabrio Bini, richiamo di una scultura in marmo ideata proprio da Gabrio.

 

2. Tanca Nica

Raccontare una storia collegando il presente e il passato, in un filo emozionale che unisce chi ne assapora le stesse sfumature. Il progetto di Francesco Ferreri e Nicoletta Pecorelli parte proprio da questo desiderio. Ed ecco che ci sentiamo tutti isolani con una bottiglia di Soki Soki tra di noi. La storia dei vini Tanca Nica inizia con le generazioni precedenti a quella di Francesco: lui è uno dei tanti che dall’isola parte per poi ritornare. Studia agraria, enologia, e il suo territorio; prende coraggio perché sa che la viticoltura eroica qui non è un modo di dire. Conosce in Sardegna Nicoletta, anche lei dall’animo isolano e temerario, e il viaggio prosegue a due. A contrada Caffefi si coltivano due soli ettari, che producono vini naturali panteschi dal sorso profondo e avvolgente. E così Pantelleria brilla di due stelle in più: sono i produttori che amano il mare e giocare con la magia di una terra selvaggia e incantata. Bere Tanca Nica significa fare un viaggio sull’isola che c’è.

Curiosità: Tanca Nica è un’espressione dialettale pantesca che identifica il modo di coltivare tipicamente in terrazze, mentre Soki Soki, il vino, richiama il rumore dei passi sulla pietra pomice di Pantelleria.

 

3. Abbazia San Giorgio

Come creare un vino che sia espressione autentica di territorio e identità pantesca intramontabile? Battista Belvisi e Beppe Fontana rispondono: lo facciamo noi! E così nasce un progetto tanto giovane quanto vivace: Abbazia San Giorgio, nata nel 2016, è la dimostrazione che cuore, testa (e mani) fanno la differenza. Amanti dello Zibibbo, del Catarratto e del Nerello Mascalese – l’ultimo arrrivato, coltivano su 7.5 ettari seguendo una filosofia completamente naturale. Lunghe macerazioni, no filtrazioni, no controllo delle temperature e aggiunta di solforosa solo quando strettamente necessario, e comunque in minima parte. Qui il viaggio si fa annusando il calice. Chiudiamo gli occhi e ci sembra di essere lì, su uno di quei terrazzamenti della parte orientale di Kharma, con il mare nelle orecchie e il sale nei capelli. L’ingrediente segreto dei vini naturali panteschi? Il vento, rispondono all’unisono i creatori di Abbazia San Giorgio. Il vento che qui, anziché allontanare, unisce e accarezza, imbottigliando il frutto magico di una terra incantata.

Curiosità: molto interessanti sono gli Orange Wine di Abbazia San Giorgio, famosi per le lunghe macerazioni sulle bucce. Vince il primato Joe Pesk: due mesi sulle bucce!

 

4. Jacopo Bianchi

Coltivare su misura significa trasformare il gioiello in una gemma rara: i vini naturali di Jacopo Bianchi partono proprio da questa irrinunciabile promessa. Spazio ai giovani: Jacopo Bianchi è un cuoco milanese che perde la testa per una. Sai che news. Eh, però questa è diversa da tutte le altre: irriverente, testarda, indomita, selvaggia. Bisogna avere nel cuore qualcosa di speciale per innamorarsi di una così. Si chiama Pantelleria, e Jacopo molla tutto per lei. Una volta raggiunta la sua isola, le terre vulcaniche chiamano a gran voce il nome di un vitigno, a cui Jacopo legherà la sua storia e i frutti delle sue viti: lo Zibibbo. L’uva è raccolta manualmente, e le vinificazioni avvengono in anfore di terracotta. Qui, il suolo la fa da padrone. Jacopo Bianchi produce pochissime bottiglie in una sola maestosa etichetta, incrocio vincente tra brezza marina e sentori agrumati. Anforaje è un capolavoro, e come tutti i grandi amori, la parola a cui pensiamo è solo una: ancora.

Curiosità: quando Jacopo Bianchi decide di dare il cuore ai vini naturali panteschi, ha solo 24 anni. ‘Ammappete.

 

5. Marco De Bartoli 

Marco De Bartoli fonda la sua cantina nel 1978 a Marsala, per ridare all’omonimo vino liquoroso il prestigio che merita. Dopo qualche anno, all’inizio degli anni ’80, Marco De Bartoli si guarda intorno e scopre la viticoltura eroica di Pantelleria. E che fai, se la terra ti chiama? Non rispondi? Rispondi sì. Nella contrada di Bukkuram apre una seconda cantina, con circa 5 ettari di terreno vitato. L’alberello pantesco ricopre l’altopiano esposto a sud-ovest, lasciando che sia il sole a fare la magia. Marco de Bartoli a Pantelleria voleva imparare l’arte dell’appassimento, e così fece, grazie all’aiuto dei contadini e dei vignaioli dell’isola. Ad oggi, la Tenuta De Bartoli si suddivide tra Marsala e gli appezzamenti di Pantelleria. Marco ci ha lasciati qualche anno fa, ma il suo lavoro continua: ora sono i figli, Josephine, Renato e Sebastiano, a occuparsi delle vigne, di età compresa tra i 35 e i 50 anni.

Curiosità: il passito di Pantelleria Bukkuram deve il nome agli arabi, che colonizzarono Pantelleria e si innamorarono dello Zibibbo. Bukkuram significa “padre della vigna”, proprio come lui, Marco De Bartoli.

 

La perla nera si coltiva. E che sia la terra indomita, la coltivazione della vite, o quel nettare naturale ad averci conquistato, una cosa è certa: a Pantelleria troviamo solo pietre preziose.

 

Abbazia San Giorgio - Joe Pesk

Abbazia San Giorgio - Joe Pesk 2020

Terre Siciliane IGT

31.00

Abbazia San Giorgio - Joe Pesk 2020

Terre Siciliane IGT

31.00
Abbazia San Giorgio - Cloé

Abbazia San Giorgio - Cloé 2020

Terre Siciliane IGT

24.00

Abbazia San Giorgio - Cloé 2020

Terre Siciliane IGT

24.00
Jacopo Bianchi - Anforaje

Jacopo Bianchi - Anforaje

Sicilia

42.00

Jacopo Bianchi - Anforaje

Sicilia

42.00
Tanca Nika - Soki Soki

Tanca Nica - Soki Soki

Sicilia

34.00

Tanca Nica - Soki Soki

Sicilia

34.00
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