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Che cos’è l’agricoltura biodinamica?

FlorWine 2 Settembre, 2022

L’agricoltura biodinamica è un insieme di pratiche agricole ispirate alle teorie di Rudolf Steiner (1861-1925), pensatore ed esoterista austriaco inventore dell’antroposofia, una disciplina di derivazione teosofica basata sul concetto di realtà universale come manifestazione divina in costante evoluzione. Secondo questa dottrina, il mondo fisico e la dimensione metafisica risultano inscindibili, e possono essere indagati con il metodo tipico delle scienze naturali.

Evoluzione dell’agricoltura biodinamica

Le tesi steineriane relative all’agricoltura biodinamica risalgono al 1924, anno in cui l’antroposofo tenne presso il castello di Koberwitz, nella Bassa Slesia, otto lezioni dal titolo “Impulsi Scientifico-Spirituali per il Progresso dell’Agricoltura. La più importante seguace degli insegnamenti di Steiner è la contadina e studiosa tedesca Maria Thun (1922-2012), autrice di un fortunato Calendario delle Semine basato sulle fasi lunari, giunto nel 2022 alla sessantesima edizione.

Nella seconda metà del Novecento, la biodinamica si è andata diffondendo gradualmente nelle campagne di tutto il mondo, contrapponendosi in modo sostanziale ai dettami dell’agroindustria. Grazie anche al crescente interesse dell’opinione pubblica nei confronti del tema della sostenibilità ambientale, negli ultimi vent’anni l’agricoltura di matrice steineriana ha conosciuto un significativo aumento di popolarità, cui ha contribuito in maniera determinante il movimento dei vini naturali, molti componenti del quale sono convinti sostenitori di questo metodo produttivo, producendo vini biodinamici che possono, in tutti i sensi, appartenere alla categoria dei vini naturali.

Analizziamo ora nel dettaglio i capisaldi dell’agricoltura biodinamica e le modalità di applicazione pratica degli stessi.

 

L’agricoltura biodinamica

La conversione all’agricoltura biodinamica comporta, innanzitutto, l’adesione da parte dell’agricoltore a una vera e propria filosofia di vita, fondata su una visione olistica dell’esistenza. Tutti gli elementi della realtà sono profondamente connessi tra loro, e l’uomo, facendo parte della natura, deve instaurare con essa un sano rapporto di interscambio, lontano da logiche predatorie dannose per l’equilibrio complessivo del sistema.

Gli obiettivi principali della biodinamica possono essere sintetizzati nei seguenti punti:

 

  • mantenimento della biodiversità vegetale e animale e della fertilità del suolo, con particolare riguardo per le sostanze nutritive già presenti in essi.
  • tutela della salute delle piante e creazione di un sistema agricolo in grado di difendersi il più possibile autonomamente dall’insorgere di parassiti e patologie;
  • ottenimento di prodotti agricoli dall’alto valore nutrizionale, indispensabili per un’alimentazione sana ed equilibrata.

In un’azienda agricola biodinamica, il susseguirsi delle varie lavorazioni è scandito dal calendario lunare. Il divieto assoluto di fare ricorso a diserbanti, pesticidi e fertilizzanti chimici costituisce il punto di contatto più evidente tra biodinamica e agricoltura biologica. Rispetto a quest’ultima, tuttavia, la dottrina steineriana insiste maggiormente sull’importanza della diversificazione della produzione, individuando nella policoltura il mezzo ideale per favorire lo sviluppo di un ecosistema ricco e vitale e per rendere l’azienda agricola un vero e proprio organismo autosufficiente.

In questo contesto risulta di fondamentale importanza la presenza in campagna di alcuni animali, preziosissimi in quanto naturali produttori di concime organico. Dal punto di vista dei trattamenti fitosanitari, in biodinamica è ammesso esclusivamente l’uso di zolfo, rame, tisane ed estratti vegetali. Questi trattamenti vanno a integrare una gestione agronomica complessa, basata su pratiche quali il sovescio, la rotazione colturale e la consociazione tra specie diverse. Al fine di evitare un eccessivo compattamento del terreno, è essenziale limitare al minimo indispensabile il numero di operazioni eseguite con trattori e altre macchine agricole, privilegiando, se possibile, l’impiego di mezzi a trazione equina o bovina.

Cornosilice e Cornoletame: a cosa servono e come si preparano

Un’interessante peculiarità dell’agricoltura biodinamica consiste nell’uso di una serie di preparati prodotti a partire da sostanze organiche o minerali, che favoriscono il corretto svolgimento di importanti fenomeni vitali, come, ad esempio, la crescita delle piante e la maturazione dei frutti. A seconda del tipo di funzione svolta e delle modalità di somministrazione, è possibile operare una distinzione tra preparati da spruzzo e preparati da cumulo. Mentre i primi agiscono direttamente sullo sviluppo delle piante, i secondi vanno a migliorare la qualità del compost utilizzato per concimare i terreni.

I due preparati più diffusi in viticoltura sono il preparato 500, detto cornoletame, e il preparato 501, chiamato anche cornosilice, entrambi appartenenti alla prima categoria. Il cornoletame si ottiene riempiendo di letame bovino e sotterrando il corno di una vacca che nel corso della sua vita abbia partorito almeno una volta. Passati sei mesi, il corno viene recuperato e privato del suo contenuto, che durante il periodo trascorso sottoterra ha svolto un lento processo di maturazione.

A questo punto si può procedere con la dinamizzazione del cornoletame, ovvero con la sua diluizione in acqua. A ciò segue una fase di energico rimescolamento della durata di un’ora. Una volta dinamizzato, il preparato viene sparso nei campi in quantità omeopatiche. Saranno sufficienti per attivare nel suolo utili processi di umificazione e di stimolazione della fertilità microbiologica.

Il procedimento necessario per realizzare il cornosilice è sostanzialmente identico a quello seguito per il cornoletame. Esiste però un’unica, rilevante differenza rappresentata dal contenuto del corno di vacca. In questo caso, è costituito da polvere di cristalli di quarzo mescolata ad acqua piovana. Dopo la dinamizzazione, il cornosilice viene spruzzato sulle piante per facilitarle nello svolgimento delle funzioni legate all’interazione con la luce, come la fotosintesi e la fruttificazione.

Come si comporta la legge?

Dal punto di vista dell’inquadramento legislativo, nel nostro paese l’agricoltura biodinamica è ancora sprovvista di una regolamentazione specifica, pur venendo menzionata dagli articoli 5 e 8 della legge n. 23 del 9 marzo 2022, recante “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico”. Secondo la giurisprudenza italiana ed europea, il termine “biodinamico” può essere associato esclusivamente a prodotti agricoli conformi agli standard previsti dalla normativa comunitaria sul biologico.

Le aziende agricole biodinamiche possono ottenere una certificazione, rilasciata da organizzazioni private, che attesti la loro piena conformità ai dettami della dottrina steineriana. In questo ambito, l’ente certificatore di maggiore rilievo è senza dubbio l’associazione Demeter International. Nata a Berlino nel 1927 per iniziativa dell’agronomo Erhard Bartsch e del chimico Franz Dreidax, allievi di Steiner, e oggi presente in oltre quaranta stati. Uno dei requisiti indispensabili per le aziende agricole che desiderino fregiarsi del marchio Demeter è, per l’appunto, il possesso della certificazione biologica. Per quanto riguarda il comparto vitivinicolo, l’adesione al sistema di controllo Demeter comporta per le cantine il rispetto di regole riguardanti sia la gestione agronomica delle vigne che la parte enologica, con prescrizioni più o meno severe a seconda del paese considerato.

I parametri biodinamici di Demeter Italia

Esaminiamo adesso i parametri stabiliti da Demeter Italia, validi per tutte le aziende operanti sul territorio nazionale, per ciò che riguarda l’agricoltura biodinamica. In questo modo, potremo osservare i punti di contatto e le differenze con la filosofia produttiva tipica dei vini naturali. Mentre la sezione del protocollo relativa alla dimensione agricola può essere considerata perfettamente in linea con quanto previsto dai disciplinari di produzione redatti dalle varie associazioni di vignaioli naturali, quella attinente alla vinificazione risulta complessivamente meno rigida. In particolare, le pratiche di cantina ammesse da Demeter ma osteggiate dal movimento naturale sono le seguenti:

stabilizzazione tartarica a freddo (fino a una temperatura di 3 °C);

chiarifica con bentonite;

filtrazione (di norma eseguibile con filtri di diametro non inferiore a 1 µm. Per i vini che presentano un residuo zuccherino pari o superiore a 2 g/l, oppure che non hanno svolto la fermentazione malolattica. O, ancora, nei confronto di quelli che non sono stati sottoposti ad alcuna aggiunta di solfiti, il limite si abbassa a 0,45 µm);

correzione dell’acidità mediante aggiunta di acido tartarico (solo in presenza di uve con valori naturali di acidità al di sotto del limite legale).

Oltre ai punti appena citati, le riserve dei produttori naturali riguardano anche la vendemmia meccanica, consentita anche se non incoraggiata dagli standard di Demeter Italia. Si criticano anche le quantità massime di anidride solforosa utilizzabile durante la vinificazione. Il valore ammesso nella biodinamica è: 90 mg/l nel caso dei vini biodinamici bianchi e rosati, e 70 mg/l per i  vini biodinamici rossi.

Oltre a costituire un approccio all’agricoltura rispettoso della terra e degli ecosistemi, la biodinamica permette anche di ottenere prodotti di altissima qualità organolettica. In particolare, le uve coltivate secondo i principi della dottrina steineriana possono dare vita, se vinificate in maniera poco interventista, a vini biodinamici affascinanti e complessi, capaci di raccontare con grande ricchezza di sfumature le caratteristiche del varietale, dell’annata e, soprattutto, del terroir in cui nascono.

Lista di alcuni produttori italiani di vini biodinamici:

 

Lista di alcuni produttori internazionali di vini biodinamici:

 

 

 

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