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I migliori vini sardi: naturali, artigianali e indipendenti

FlorWine 14 Febbraio, 2023

La Sardegna è un’isola ricca di sorprese che ci fa innamorare da sempre. Terra brulla, granitica e dalle acque color smeraldo, la Sardegna possiede un carattere unico, forgiato dai raggi del sole e dalle forti correnti di vento.

Dal punto di vista vinicolo, i vignaioli di quest’isola coltivano sia nell’entroterra che sulle coste, e riescono nell’impresa di imbottigliare l’anima contadina attraverso vini indipendenti e fieri. Andiamo dunque alla scoperta dei migliori vini sardi naturali, della terra che li ha concepiti e dei produttori che ogni giorno lavorano per permetterci di imparare ad amare la meraviglia di quest’isola: la Sardegna.

1. Dettori

Una delle sotto-regioni più rinomate dal punto di vista vinicolo è la Romangia (SS). Questa zona si estende in un fazzoletto di terra nel nord-ovest della Sardegna. Rappresenta una regione storica, ricca di uliveti e vigneti che posano su suoli sabbiosi e calcarei. Questa terra è una delle regioni più antiche d’Italia, eppure sono ancora in pochi quelli che la chiamano per nome.

Tra questi, in cima alla fila c’è Alessandro Dettori, di Tenute Dettori. Chiamata in sardo logudoru, luogo d’oro, tra le terre fertili della Romangia si producono vini naturali incredibili, frutto del lavoro di una famiglia di pastori e agricoltori che lavora la terra dall’inizio del ‘900. 250mt sul livello del mare, forti brezze marine, viti coltivate ad alberello e circondate da un’immensa macchia mediterranea: queste le caratteristiche che ritroviamo al calice, in vini sardi naturali e fortemente territoriali.

Curiosità: ogni appezzamento di terra dà il suo vino, da Dettori troviamo 9 vigne per 9 vini completamente diversi tra loro.

2. Pusole

Ci spostiamo sulla costa orientale, per la precisione in provincia di Nuoro. Qui, a Lotzorai, nel cuore dell’Ogliastra, altra regione storica situata nel centro-orientale, sorge la cantina Pusole, di proprietà dei fratelli Pusole. La tenuta appartiene alla famiglia da 4 generazioni, e l’approccio tradizionale non è mai stato mutato. O meglio, ha sempre tenuto i piedi saldi nei confronti di una tradizione contadina che non si abbandona ma si accoglie. I vitigni coltivati sono quelli di Cannonau rosso, Cannonau bianco e Vermentino, di cui i primi due ad alberello. Il suolo è ricco di sabbia, pietre e granito e contribuisce a mantenere ben drenato il suolo, merito anche dei vicini fiumi Pramaera e Girasole. I vini sardi naturali di Pusole esprimono tutta la macchia mediterranea della Sardegna attraverso una perfetta struttura, in equilibrio con le sensazioni fruttate e un sorso morbido.

Curiosità: un allevamento di suini allo stato brado è l’unica fonte di concime permesso in vigna.

3. Sa Defenza

Raggiungiamo il Sud della Sardegna, per la precisione Donori. Pietro, Paolo e Anna Marchi sono i tre fratelli che gestiscono la tenuta, che si estende su circa 12 ettari vitati. Insieme, dividendosi i compiti in vigna e in cantina, portano avanti una viticoltura genuina e territoriale sul territorio collinare di matrice granitica e ricco di sabbie. La storia di questa cantina è strettamente legata alla famiglia: la tenuta fu infatti acquistata dal bisnonno negli anni ’20 del ‘900. Nel 1999 i tre fratelli decidono di lanciarsi anima e corpo nel mondo del vino, iniziando a sperimentare in un Garage adibito a cantina. Zero lavorazioni sul terreno, spontaneità sia in vigna che in cantina e utilizzo di sole piccole dosi di zolfo. I vini sardi naturali di Sa Defenza raccontano di un territorio magico e spesso poco considerato, ad appena 30km da Cagliari.

Curiosità: Sa Defenza in sardo significa “la difesa”, e indica l’approccio di salvaguardia dei fratelli Marchi alle proprie terre e alla biodiversità che la abita.

 

4. Antichi Vigneti Manca

Nella Romangia, poco lontano da Tenute Dettori, esiste un altro progetto vinicolo che merita un capitolo a parte. La storia qui è recente, o meglio: Alessia e Noemi Manca assaggiano vecchie bottiglie del nonno, prodotte per uso familiare, e capiscono che quell’uva nasconde un potenziale immenso. Così, decidono di rispolverare le lontane tradizioni familiari e nel 2017 fondano la loro cantina, mantenendo come aggettivo “antichi” per sottolineare l’importanza e il valore dei precetti familiari. Nel Golfo dell’Asinara le due sorelle producono vini veri e fatti “come una volta“, nel rispetto di una terra splendida e dai frutti eccezionali. Sensazioni mediterranee e sapide accompagnano la beva e ci riportano nelle coste ventose della Sardegna, a ogni sorso.

Curiosità: Dei 6 ettari vitati, c’è una parcella ricca di calcare e marne bianche le cui vigne hanno oltre gli 80 anni d’età. Si chiama Badde Pira e dà vita a un vino rosso raro, prodotto in sole 300 bottiglie: Li Sureddi Rosso Parcella 138.

 

5. Piero Carta

Piero Carta è il primo produttore a creare la Malvasia Ossidativa. Ci troviamo a Magomadas, nell’antica regione della Planargia. Qui, nella costa Ovest della Sardegna in provincia di Oristano, si coltiva la Malvasia di Magomadas (la Malvasia di Bosa DOC). Piero Carta si ritrova a coltivare il mezzo ettaro di terra del padre un po’ per caso, o comunque senza l’obiettivo di farne il suo futuro. Nel 2011, ormai innamorato di questo arduo mestiere, decide di aprire la sua azienda agricola e di condividere con il mondo la Malvasia in stile ossidativo. Gli ettari oggi sono circa 2 e le vendemmie che ha alle spalle sono ormai 11, ma lo stile rimane quello tradizionale. Le terre bianche ospitano i filari di Malvasia di Bosa, sottoposta poi a lunghi invecchiamenti.

Il Ph elevato permette un ottimo potenziale di invecchiamento. Inoltre, gli sbalzi termici tra il giorno e la notte favoriscono la Botrytis Cinerea, la muffa nobile che regala bouquet olfattivi profondissimi. Infine, il velo di Flor che si forma nelle botti di rovere scolme permette l’effetto ossidativo, dopo ben 2 anni di affinamento. Risultato? L’unica vera Malvasia di Sardegna, dalle sensazioni ossidative e di frutta secca: emozionante.

Curiosità: la Malvasia ossidativa è stata chiamata, nell’unica etichetta prodotta dalla cantina, Filet. Il nome è evocativo perché ricorda il famoso merletto sardo, il Filet di Bosa per l’appunto. Quest’antica tecnica di ricamo richiede tempo, pazienza, passione e concentrazione. Gli stessi elementi che Piero Carta mette nella produzione del suo vino ossidativo.

 

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152 Ilaria Addis vino bianco sardo

Ilaria Addis - 152°

Sardegna

15.00

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Antichi Vigneti Manca - Li Sureddi Rosso Parcella 138

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Romangia IGT

32.00

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32.00
Antichi Vigneti Manca - Li Sureddi Bianco

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Romangia IGT

32.00

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Raica - Sarraiola

Colli del Limbara IGT

25.00

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25.00
Meigamma - Rosa

Meigamma - Rosa 2020

Sardegna

24.00

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Tenute Dettori - Bianco

Dettori - Dettori Bianco 2020

Romangia IGT

37.60

Dettori - Dettori Bianco 2020

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Panevino - Tino 2020

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Sardegna

29.00

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Pusole - Pusole Bianco

Pusole - Pusole Bianco 2020

Vermentino di Sardegna DOC

15.00

Pusole - Pusole Bianco 2020

Vermentino di Sardegna DOC

15.00
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