Nel cuore del Friuli, al confine con il territorio sloveno, nasce nel 1982 la storica cantina di Gaspare Buscemi. La cultura enologica della sua zona natia, la Valdobbiadene, appassiona Gaspare fin dall’adolescenza e lo porta a dedicare tutte le sue attenzioni e tutti i suoi sforzi a questo mondo: si diploma alla scuola enologica di Conegliano e, una volta terminato questo percorso, inizia immediatamente a collaborare con le aziende della zona e inizia a maturare così la consapevolezza di dar più valore alla qualità che alla quantità. Dopo il trasferimento in Friuli che lo vede affermarsi come primo direttore tecnico del Consorzio Collio, Gaspare decide di effettuare un primo tentativo di vinificazione autonoma nel 1963. L’idea di dar vita ad una cantina di sua proprietà gestita a conduzione artigianale prende forma nel 1982, a Zegla, con la quale ottiene la nomea di “enologo fuori dal coro” e “vinificatore artigiano”. Il suo scopo è quello di produrre vini che si ottengano dalla competenza dell’uomo e non dall’utilizzo industriale di macchinari tecnologici. Secondo il vigneron di questa cantina un vino che rispecchia a pieno il suo territorio di origine non deve essere modificato o standardizzato; per raggiungere questo obiettivo è necessario partire dall’uvaggio e, per questo motivo, è opportuno non ricorrere all’utilizzo di additivi estranei a ciò che la natura conferisce da sé alla terra e ai suoi frutti. Per produrre un vino di qualità, quindi, c’è bisogno di un’uva di qualità, trattata secondo procedure biodinamiche ad hoc e con attrezzature specifiche (spesso da lui costruite). Gli unici due ausili di cui si avvale Gaspare sono la sua mano e il tempo. Gli uvaggi autoctoni coltivati sui terreni Buscemi non subiscono quindi trattamenti a base di diserbanti, pesticidi o fertilizzanti così come ai mosti vengono aggiunte solo bassissime dosi di solforosa a seguito delle procedure di vinificazione spontanee che svolge. Tutte le etichette di questa cantina sono famose per la loro longevità, in quanto riescono ad acquisire sempre note nuove con l’invecchiamento senza terminare mai il loro processo evolutivo.