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Pallagrello Bianco

Uno dei vitigni a bacca bianca maggiormente apprezzati a livello nazionale è sicuramente il Pallagrello bianco, tipico delle zone casertane, in Campania, ma presente anche in altre zone d’Italia con una variante a bacca nera, il Pallagrello nero.

 

La derivazione del nome di questo vitigno sembra derivare da una tipica espressione dialettale campana “U Pallarell” per indicare la forma sferica e le piccole dimensioni degli acini d’uva ottenuti dalla coltivazione. In realtà, secondo altre fonti, il nome potrebbe anche derivare dal “pagliarello” ossia il graticcio di paglia sul quale l’uva veniva messa a seccare ed appassire prima di essere posta in vinificazione.

 

L’origine del Pallagrello Bianco risale con molta probabilità alla colonizzazione greca in Italia per essere poi proseguita dai romani. Durante la dominazione spagnola, il vino ottenuto da questo vitigno fu molto apprezzato dai re Borboni, in particolare da Ferdinando IV che addirittura fece in modo di riservargli un apposito spazio nella sua Vigna del Ventaglio, diventando a tutti gli effetti il vino del re. Secondo alcuni storici, fece impiantare un’apposita coltivazione nella zona di Piedimonte Matese, inibendo addirittura il passaggio nella vigna in una località chiamata Ponticello. Oggi è molto diffuso nelle zone di Caiazzo e Castel Campagnano.

 

La maggiore concentrazione delle aree di coltivazione si trova intorno ai 350 metri dei rilievi del monte Taburno e del Matese dove i terreni a struttura argillosa e calcarea, e quindi con una spiccata mineralità, hanno permesso alle piante di crescere in modo rigoglioso e di trovare il nutrimento ottimale per ottenere delle uve di qualità. Anche le condizioni climatiche sono molto favorevoli: queste terre, infatti, godono per buona parte dell’anno di un’ottima esposizione al sole, con temperature miti e con delle escursioni termiche decise tra giorno e notte che permettono ai grappoli di maturare in maniera ottimale.

 

Oggi le uve Pallagrello Bianco sono utilizzate per le produzioni di ottimi vini locali che hanno ottenuto un riconoscimento anche a livello nazionale. Ad esempio, è il caso del Terre Del Volturno Pallagrello Bianco IGT ottenuto da vigne di almeno 20 anni di età, coltivate con il metodo Guyot e che si trovano tra i 200 e i 350 metri di altitudine.

 

Le uve giungono a maturazione in settembre avanzato e ciò comporta che abbiano un elevato grado zuccherino. I vini che si ottengono si caratterizzano per un colore giallo paglierino intenso e per avere un bouquet aromatico molto intenso; si possono infatti distinguere chiaramente note di finocchio selvatico, di zenzero candito e di nocciola tostata. Al palato, invece, i vini appaiono molto equilibrati, con un gusto avvolgente e con una leggera vena sapida.

 

Per molti anni il Pallagrello Bianco è stato considerato una costola della Coda di Volpe Bianca. Il motivo è da ricondursi al fatto che entrambi i vitigni presentano grappoli che ricordano la coda di questo simpatico animaletto. Solo con il tempo ci si è accorti che si tratta di due vitigni completamente diversi, con il Pallagrello che presenta una resa sicuramente minore ma delle uve di qualità con vini eccellenti.

Alepa - Privo l'eretico 2018

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Terre Del Volturno IGT

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