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Fiano

Fiano è un vitigno a bacca bianca originario del territorio italiano, specialmente in Campania e nella sua provincia di Avellino. È molto rinomato per il suo vigore e per la ricchezza dei suoi profumi fruttati e floreali.
I grappoli sono medio-piccoli e hanno la classica forma piramidale alata, con acidi molto vicini gli uni agli altri, mentre la buccia è spessa e di un bel colore dorato.

 

Il nome del vitigno Fiano, con molta probabilità, deriva dalla locuzione uve apiane, in origine da Vitis Apicia, utilizzata per indicare la zona di Lapio, situata nella parte orientale della provincia di Avellino; questa è tutt’ora la sua principale area di produzione.
Una seconda supposizione crede, invece, che il termine sia legato alla popolazione ligure delle Alpi Apuane che, migrando per non essere invasa dai Romani, scappò verso il Sud Italia portando con sè la vite Apuana, modificata nel tempo in Apiana, Afiana e Fiano, così come conosciuto ai giorni nostri.

 

La storia del vitigno Fiano affonda le sue radici nell’Ottocento, come testimoniano preziosi preziosi documenti rinvenuti sia in Irpinia sia nelle aree circostanti la provincia di Caserta, fino ad arrivare in Puglia e in Basilicata.
In particolare, si pensa che la sua diffusione nella regione pugliese sia avvenuta per merito di Carlo II d’Angiò che, addirittura nel lontano 1200, diede l’incarico di importare a Manfredonia circa 16.000 piante provenienti da Cava dei Tirreni.
Oltre a questa prima ipotesi, sono in molti a credere che l’origine del Fiano possa avere origini ben più antiche, collegando la sua importazione alla colonizzazione greca dell’attuale Campania e dell’isola siciliana, avvenuta intorno al VII secolo a.C..
Esiste anche una terza prospettiva che racconta di come i liguri Apuani fossero stati costretti dai Romani a migrare verso la Campania durante la seconda Guerra Punica, portando con loro la cosiddetta vite Apuana.

 

Il vitigno Fiano predilige terreni di origine vulcanica ma può svilupparsi, sempre con ottimi risultati, anche in presenza di argilla o su suoli cosiddetti pesanti; proprio per questi motivi, la sua diffusione in Irpinia è stata facile e immediata, oltre al fatto che si tratta di un’area caratterizzata da inverni freddi ed estati fresche e ventilate, clima ottimale per la maturazione degli acini.
Questa collocazione permette al vitigno di crescere secondo i suoi ritmi, senza fretta, mantenendo così a un perfetto equilibro di tutte le sue componenti. Inoltre, l’altidudine della zona, compresa tra i 400 e i 700 metri, è l’ideale per evitare temperature troppo elevate.

 

Il vino più noto e conosciuto proveniente dal vitigno Fiano è certamente il Fiano di Avellino DOCG, prodotto in purezza oppure, in alternativa, in blend con altre uve di origine campana. Questo si può trovare anche sotto le denominazioni di Cilento DOC e Sannio DOC, a seconda della zona di origine.
Sempre in Campania, è molto diffuso il Benevento o Beneventano IGT, il Campania IGT o il Colli di Salerno IGT, mentre il Basilicata IGT proviene, ovviamente, dall’omonima regione.
In Puglia ritroviamo, invece, la denominazione Daunia IGT, Leverano DOC e Locorotondo DOC.

 

Il vino prodotto dal vitigno Fiano viene lasciato in fermentazione, con un periodo di affinamento in bottiglia che può durare anche fino a 14 mesi; questo procedimento ne valorizza la ricchezza aromatica, che si sprigiona in tutta la sua ampiezza sia all’olfatto sia al palato.
Si tratta, infatti, di una bevanda caratterizzata da un bouquet floreale e fruttato, da cui emergono note di mele, di pesche, di nespole e di pere, accanto a sentori di agrumi, glicine, di erba appena tagliata e di pinoli.
In bocca è morbido e vellutato, dotato di una marcata acidità che lo rende molto piacevole, oltre a uno spiccato retrogusto minerale ricco e persistente.

 

Il vitigno Fiano è locale, presente specialmente in Campania, nella provincia di Avellino, ma autorizzato anche in altre regioni dello Stivale (Abruzzo, Basilicata, Lazio, Molise, Marche, Emilia-Romagna, Toscana, Sardegna, Sicilia e Umbria), per una superficie vitata complessiva pari a circa 1400 ettari.
Salvo rare eccezioni, non si riscontro oggi ulteriori diffusioni al di fuori del territorio nazionale italiano.

 

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