Aglianico

Il Centro e Sud Italia sono noti per alcuni rinomati vitigni i cui vini vengono esportati in tutto il mondo, come accade per l’Aglianico, oggi trapiantato in luoghi esotici come l’Australia.
Tipico della Basilicata, Campania, Molise e Puglia, l’Aglianico è un vitigno a bacca rossa, le cui uve maturano a ottobre, dando vita a una vendemmia piuttosto tardiva.

Essendo un vino di origine probabilmente greca, una spiegazione del suo nome è stata trovata nella pronuncia aragonese di Hellenico, storipiato in Aglianico e rimasto tale come nome del vitigno.
Tuttavia si tratta di un’interpretazione ancora non certa, in quanto l’origine della variante è talmente antica che le fonti non sono chiare o così numerose da avanzare un’ipotesi certa.

Per comprendere l’importanza dell’Aglianico per il territorio Europeo, è sufficiente tornare indietro nel tempo alle sue origini antichissime.
Si pensa che fosse una variante già coltivata nel VII-VI secolo a.C sul territorio greco, in quanto la pianta ha sempre beneficiato notevolmente dei climi secchi in estate e miti in inverno.
Nello stesso periodo è stato probabilmente introdotto nel nostro Paese, beneficiando delle medesime condizioni nella zona del basso centro e del sud.
Non a caso è stato rinvenuto un torchio romano nei pressi di Potenza, che probabilmente serviva proprio alla lavorazione di questi acini.

Per veder crescere e svilupparsi il vitigno di Aglianico, è preferibile che la pianta sia collocata in collina e su un terreno piuttosto argilloso, oppure di origine vulcanica come lo sono molti nelle aree meridionali d’Italia.
Si tratta di una variante che si adatta molto bene alla terra argillosa e soprattutto alla presenza di iodio, in quanto vicino al mare il clima non è mai troppo torrido.
Soffre infatti le estati roventi e preferisce una temperatura stabile, in quanto il rischio è che il grappolo marcisca prima di arrivate alla vendemmia, solitamente prevista per il mese di ottobre.

A seconda dei biotipo di Aglianico che si tratta, è possibile trarre tre diverse tipologie di vino DOCG, che sono un orgoglio del nostro Paese.
Il primo è il Taurasi DOCG, coltivato in provincia di Avellino a 700 m di altezza, dove il terreno è ricco di argilla e la piovosità molto bassa.
Il secondo è l’Aglianico del Vulture, che si trova in provincia di Potenza e propone delle uve rosse molto intense, che vengono paragonate al Barolo piemontese.
Il terzo e ultimo è l’Aglianico del Taburno, che da vita sia a un rosso decisamente corposo, sia a un rosato che ben si sposa con il dolce e con gusti delicati.

L’Aglianico offre dei grappoli di piccole dimensioni, con degli acini medi dalla forma sferica, di un rosso piuttosto intenso.
La buccia è pruinosa e il colore vira quasi al blu, regalando al vigneto un aspetto decisamente suggestivo.
Questa variante da luogo a un vino molto intenso e tannico al punto giusto, che può essere definito elegante nel suo retrogusto fruttato e speziato, avvertendo la presenza di frutti rossi e pepe.

L’Aglianico viene coltivato principalmente nelle zone meridionali dell’Italia, ma ultimamente è stato introdotto anche in aree estere come la California e l’Australia, che offrono un clima favorevole alla sua coltivazione.
Si tratta di zone collinari in alcuni punti, con un terreno ottimamente argilloso e calcareo, che ha permesso di ampliare la produzione e renderla internazionale e pronta al mercato estero.