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Dolcetto

Il Dolcetto è un vitigno a bacca nera coltivato in particolar modo nel territorio del Piemonte, nel Monferrato. Le sue origini sono dibattute ed estese anche alla regione della Liguria in cui è conosciuto con il nome di Ormeasco, non proprio identico nella consistenza.

 

Esistono almeno due ipotesi circa l’origine del nome del vitigno Dolcetto. La prima ipotesi riguarda la dolcezza delle uve mature da cui viene prodotto, maggiore rispetto a tutte le altre uve coltivate in Piemonte, da cui deriva il nome secondo una variazione dialettale. Una seconda ipotesi invece riguarda la provenienza, ossia il fatto che il Dolcetto da dosset, che vuol dire bassa collina, ipotesi questa meno probabile. È curioso sapere che intorno al 1920 fino al 1950 il Dolcetto veniva utilizzato per la ampeloterapia, ossia una terapia che sfrutta le proprietà dell’uva nella dieta alimentare per depurare e disintossicare l’organismo.

 

Il vitigno Dolcetto fa la sua comparsa nel Monferrato piemontese sin dal 1600 e veniva coltivato tra Acqui ed Alessandria. Si pensa sia stato importato dai saraceni dell’Asia minore e impiantato ad Ormea, nelle colline a cavallo tra Liguria e Piemonte. Questo spiegherebbe perché la vera origine del Dolcetto è contesa etimologicamente tra le due regioni confinanti. La prima apparizione documentata risale al 1953 ed è stata rinvenuta nel Comune di Dogliani, in provincia di Cuneo. L’esistenza del vitigno Dolcetto è stata accertata solo nel 1798 e descritta in modo approfondito nel libro Pomona del Botanico Giorgio Gallesio.

 

Il Dolcetto è un vitigno di non facile coltivazione: richiede impegno e dedizione. È sensibile e delicato in rapporto al terreno, alle lavorazioni e alle variazioni del clima. Preferisce terreni calcarei marnosi, con quantità alta di calcare attivo, di buona profondità e con buona e costante disponibilità idrica. Ha però una forte sensibilità agronomica del terreno e, in presenza di terreni freddi, soffre lo stress idrico. Si rivela sensibile anche alle eccessive concimazioni e agli sbalzi termici, che ne rallentano di molto la maturazione.

 

Il vitigno Dolcetto è particolarmente impiegato nella produzione di vini da tavola. La prima DOC è il Dolcetto di Ovada DOC che risale al 1972. Attualmente le DOC sono cinque e le DOCG sono tre.

Le tre DOCG sono: Dolcetto di Dogliani DOCG, Dolcetto di Diano d’Alba DOCG, nel cuore delle Langhe, e infine Dolcetto di Ovada Superiore DOCG.

 

 

Il vitigno Dolcetto ha una foglia media pentalobata, grappolo lungo e conico e acini sferoidali, con buccia pruinosa, sottile e di colore blu tendente al nero. Al palato il vino Dolcetto è secco e leggermente amarognolo, a dispetto della dolcezza che richiama il suo nome, morbido e con retrogusto fruttato. Il frutto maturo invece è maggiormente zuccherino, quindi più dolce. Il colore è rosso rubino con riflessi violacei e può andare da aromi tendenti alla liquirizia, alla ciliegia e anche di mandorla.

 

Alla fine dell’anno 2020 le bottiglie di Dolcetto prodotte in tutte le sue versioni superano i 4 milioni. Con una quota export attorno al 50%, conferma che è una tipologia di vino che riscuote crescenti apprezzamenti soprattutto negli Stati Uniti e nel Nord Europa.

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