Foradori - Morei Teroldego

Note di degustazione e abbinamenti

Foradori produce il Teroldego Morei, un vino in anfora d’eccezione. Morei significa “scuro” in dialetto trentino, e ciò spiega il colore tendente al nero delle sue uve che si conferma al calice, in un naso profondissimo e intenso. Il Morei di Elisabetta Foradori ci conquista al solo esame olfattivo con note di frutti neri e spezie orientali, sorprendendo il palato con un’energia incredibile. Foradori è un’istituzione. Cantina trentina situata a Mezzolombardo, nella Piana Rotaliana, fu fondata nel lontano 1901, e i primi imbottigliamenti avvennero all’inizio degli anni ’50, da Roberto Foradori. Oggi la tenuta si estende su 25 ettari vitati, ed è in mano alla tenace e visionaria Elisabetta Foradori, che coltiva le sue uve nel pieno rispetto del territorio, secondo i precetti dell’agricoltura biodinamica. Elisabetta Foradori è stata spesso definita “la Signora del Teroldego”, grazie al suo immenso lavoro di custode che protegge, salvaguarda e porta alla ribalta. Il vitigno autoctono teroldego è infatti stato accolto da Elisabetta in seguito alla sua decisione, all’inizio degli anni 2000, di abbandonare i vitigni alloctoni e concentrarsi su quelli locali. Perciò, quando si beve una bottiglia di Foradori, se è di Teroldego che parliamo, non possiamo che destinare un’immensa gratitudine alla produttrice che ha saputo renderci partecipi del suo grande lavoro di recupero. Se il Teroldego è dunque la meta, il Teroldego Morei ne rappresenta la coppa sollevata. Un vino rosso profondo, dal naso infinito e dalla beva energica e potente: è questo un vero e proprio nettare, capace di trasportarci direttamente tra i filari della pianura alluvionale su cui crescono le uve rigogliose, tra il fiume Noci e le Dolomiti. Le uve di teroldego vengono raccolte nel vigneto Morei, che rispecchia nel nome il colore scuro dei grappoli. Dopo la diraspatura, le uve vengono lasciate fermentare spontaneamente con soli lieviti indigeni, con macerazione sulle bucce che dona quel colore tipico molto scuro. La maturazione e l’affinamento avvengono in anfore di terracotta spagnole, denominate tinajas. Qui, il vino sosta per circa 8 mesi, arricchendo il proprio patrimonio organolettico di profumi secondari e terziari. Il risultato è un vino che amplifica tutti i sentori della terra da cui proviene. Il Teroldego Morei di Foradori si presenta al calice di colore rosso cupo, molto scuro e intenso. Il naso è complesso e profondo. Prevalgono sensazioni di frutti neri, come more e ribes, unite a sensazioni speziate sul finale. Il sorso è avvolgente, pieno e minerale, dall’ottima trama tannica. Abbiniamo il Morei di Elisabetta Foradori a piatti a base di carni rosse, come il brasato con i funghi o lo stracotto di manzo. Oppure, questo vino rosso tipicamente invernale si sposa benissimo con la polenta, sia con sugo di funghi che con ragù di carne.